Quando pensiamo all’intelligenza artificiale, immaginiamo subito robot, computer moderni e strumenti come ChatGPT. Ma la verità è che il sogno di costruire “macchine intelligenti” accompagna l’umanità da secoli.
Molto prima dell’avvento di internet e dell’informatica, filosofi, inventori e visionari fantasticavano su oggetti capaci di ragionare, imparare e addirittura provare emozioni.
In questa prima parte del nostro viaggio nella storia dell’IA, esploriamo le radici di un’idea che, da semplice immaginazione, si è trasformata in una vera e propria scienza.
Quando la fantasia incontrava la tecnologia
Già nell’antica Grecia si parlava di automi. Secondo la leggenda, il dio Efesto forgiò assistenti d’oro capaci di muoversi e lavorare al suo fianco. Anche il mito di Pigmalione racconta di una statua che prende vita, mentre nella tradizione ebraica il Golem, creato dall’argilla e animato da formule sacre, proteggeva le persone.
Queste storie non erano altro che i primi tentativi dell’uomo di immaginare macchine “vive”. L’idea che si potesse creare qualcosa di intelligente è, quindi, radicata profondamente nella nostra cultura, molto prima che si sapesse cosa fosse un computer.
I primi passi verso l’automazione
Tra il Seicento e l’Ottocento, il sogno iniziò a prendere forma concreta. Inventori come Blaise Pascal crearono dispositivi capaci di eseguire semplici operazioni matematiche: la Pascalina, ad esempio, era una delle prime calcolatrici meccaniche.
Anche Leibniz immaginò un linguaggio universale per automatizzare il pensiero logico, mentre Joseph Marie Jacquard inventò il telaio automatico a schede perforate, capace di “leggere” istruzioni e riprodurre complesse trame di tessuti. Un’idea che, più avanti, avrebbe ispirato proprio la nascita dei computer.
Charles Babbage e Ada Lovelace: i genitori del computer
Nel 1837, l’ingegnere inglese Charles Babbage progettò qualcosa di rivoluzionario: la macchina analitica, il primo vero concetto di computer programmabile. Era dotata di componenti che oggi riconosciamo facilmente: un’unità di calcolo, una memoria, un sistema di input (schede perforate) e un output per stampare i risultati.
Al suo fianco lavorava Ada Lovelace, una matematica geniale che scrisse il primo algoritmo destinato ad essere eseguito da una macchina. Ada intuì anche che i computer, un giorno, avrebbero potuto elaborare non solo numeri, ma anche musica, testi e immagini: una visione incredibilmente moderna.
Alan Turing: il matematico che cambiò tutto
Un altro nome fondamentale nella storia dell’IA è Alan Turing. Nel 1936, Turing concepì l’idea di una “macchina universale”, capace di eseguire qualsiasi calcolo matematico attraverso istruzioni semplici. Un concetto che oggi è alla base di tutti i computer.
Nel 1950, Turing pose una domanda che avrebbe segnato per sempre il mondo dell’intelligenza artificiale:
“Le macchine possono pensare?”
Per rispondere, ideò il celebre Test di Turing: se un essere umano conversando con una macchina non riesce a capire di non parlare con un altro umano, allora possiamo dire che quella macchina è intelligente.
Oggi, chatbot avanzati come ChatGPT riescono, in molti casi, a superare questo test.
La nascita ufficiale dell’intelligenza artificiale
Il termine “intelligenza artificiale” fu coniato nel 1956 durante una conferenza organizzata al Dartmouth College negli Stati Uniti. Un gruppo di scienziati, tra cui John McCarthy, Marvin Minsky, Claude Shannon e Allen Newell, si riunì con un obiettivo ambizioso: dimostrare che le macchine potevano imparare, ragionare e comprendere il linguaggio.
All’epoca, l’entusiasmo era enorme: si pensava che entro pochi anni l’IA avrebbe raggiunto e superato l’intelligenza umana. La realtà si rivelò più complessa, ma quel workshop segnò l’inizio ufficiale della ricerca sull’intelligenza artificiale come disciplina scientifica.
I primi esperimenti di intelligenza artificiale
Dopo Dartmouth, gli anni ’50 e ’60 furono un periodo di grandi esperimenti. In laboratorio, le prime IA erano semplici ma sorprendenti.
Uno dei progetti più famosi fu ELIZA, creata nel 1966 da Joseph Weizenbaum. ELIZA simulava un colloquio con uno psicoterapeuta, riformulando le frasi degli utenti con risposte preimpostate. Non capiva davvero, ma dava l’impressione di conversare, mostrando come le macchine potessero imitare il linguaggio umano.
Altri progetti importanti furono:
- Logic Theorist (1955), capace di dimostrare teoremi matematici.
- Samuel Checkers Player (1959), uno dei primi programmi a imparare dai propri errori giocando a dama.
- Shakey (1966), il primo robot capace di muoversi autonomamente in un ambiente, interpretando semplici comandi.
Queste prime intelligenze artificiali riuscivano a risolvere compiti specifici, ma avevano ancora grandi limiti: non capivano il contesto reale e non possedevano il “buon senso” che per noi esseri umani è naturale.
Un cammino ancora lungo
Da leggende antiche a calcolatrici meccaniche, passando per le idee geniali di Babbage, Lovelace e Turing, fino ai primi robot e chatbot: l’intelligenza artificiale ha avuto un percorso lungo e affascinante.
Questa prima fase ha gettato le basi per tutto quello che vediamo oggi, ma il cammino dell’IA era solo all’inizio. Negli anni successivi, si sarebbero alternate fasi di entusiasmo e profonde crisi.
E proprio da queste crisi, sarebbe nata la rivoluzione tecnologica che ha portato l’IA nelle nostre case, nei nostri smartphone, nei nostri uffici.
Nella prossima parte del nostro viaggio, vedremo come, dagli anni ‘70 ai primi anni 2000, l’intelligenza artificiale ha affrontato difficoltà, sfide, ma anche scoperte straordinarie che l’hanno trasformata in ciò che conosciamo oggi.
Restate con noi!

Marco Stella è un esperto di cybersecurity e consulenza informatica con oltre 15 anni di esperienza. Specializzato nella gestione di progetti complessi, opera a livello internazionale nei settori dell’entertainment e dei parchi di divertimento. È titolare di ITParks, CEO di Best Italy Srls, CIO e DPO di MCM Marchetti Costruzioni Meccaniche Srl e consulente anziano per Disney. La sua carriera è caratterizzata da un approccio strategico e innovativo, sempre orientato all’eccellenza operativa e tecnologica.